Empatia, uno strumento potentissimo nelle relazioni

Cosa vuol dire la parola empatia?

Empatia: il significato

/em·pa·tì·a/
sostantivo femminile

Capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.
Il significato etimologico del termine è “sentire dentro”, ad esempio “mettersi nei panni dell’altro”, ed è una capacità che fa parte dell’esperienza umana e animale.

È un’abilità sociale di fondamentale importanza, e rappresenta uno degli strumenti di base per una comunicazione interpersonale efficace e gratificante.

Grazie ad essa non solo capiamo il senso di ciò che l’altro ci sta dicendo, ma possiamo andare oltre e capire anche il significato più profondo psico-emotivo.

Nelle relazioni interpersonali ci permette di:

  • accedere agli stati d’animo altrui, capendo l’altro più profondamente;
  • entrare più facilmente in sintonia con la persona con la quale si interagisce, creando un legame;
  • quando guardiamo un film o leggiamo un libro, ci fa provare le stesse emozioni dei personaggi (vedi gli studi sui neuroni specchio).

Per essere persone empatiche è necessario avere una buona intelligenza emotiva, eppure molte persone pensano che essere empatici sia un difetto, sinonimo di sofferenza perché si è “troppo sensibili”.

A questo punto viene da chiedersi…

Empatici si nasce o si diventa?!

L’empatia è una delle strategie con cui garantiamo la sopravvivenza della nostra specie, permettendoci di capire chi abbiamo davanti: già Darwin lo aveva teorizzato nei suoi studi sulle emozioni e sulla comunicazione mimica delle emozioni; più recentemente gli studi di Giacomo Rizzolatti sui neuroni specchio hanno confermato che l’empatia fa parte del nostro corredo genetico.

Si collocherebbe nella circonvoluzione sopramarginale dell’emisfero destro, all’incirca qui:

Di Gray, vectorized by Mysid, coloured by was_a_bee. Pubblico dominio.

Ma allora, se disponiamo tutti di questa struttura cerebrale, perché ci sono persone più empatiche e altre che non lo sono per nulla?

Semplicemente alcuni sviluppano più di altri questa abilità.

Basta pensare ai casi estremi, quali il disturbo antisociale, il disturbo narcisistico di personalità, quello borderline…

Lasciando da parte la psicopatologia, la verità è che l’empatia è una predisposizione che alleniamo fin da piccoli: le esperienze che facciamo già a partire dalla tenera età influiscono in maniera decisiva sullo sviluppo della nostra empatia.

Nella nostra epoca siamo continuamente bombardati da una miriade di stimoli e distrazioni, tanto che rischiamo di perdere di vista ciò che realmente abbiamo attorno… Quindi vale la pena di “allenarsi” a mettersi nei panni degli altri!

Empatia: le origini nel non giudizio

La difficoltà maggiore è astenersi dal giudicare le scelte e le caratteristiche altrui, anche quando queste sono molto diverse dalle nostre (al giorno d’oggi questo avviene in particolar modo sui social network, perché il fatto di non essere faccia a faccia con l’altro ci fa spesso sentir liberi di dare la nostra opinione senza filtri).

Quindi il primo passo da compiere è imparare a non giudicare gli altri, e cercare invece di usare la nostra empatia per metterci nei panni dell’altro, anche se fatichiamo a comprenderne il punto di vista.

Ricordiamocelo

quello che vale per noi non necessariamente vale per tutti!

Il giudizio altrui risulta spesso doloroso, non solo se arriva da sconosciuti, ma soprattutto se a giudicarci sono le persone a noi care (basta pensare alla paura di deludere le aspettative dei genitori o del partner).

A volte le persone, anche nel tentativo di alleviarci il dispiacere, tendono a sminuire la nostra fatica, con il risultato però di farci sentire non all’altezza
“Non te l’ha mica ordinato il dottore, se non ce la fai lascia perdere!”

I sentimenti che possono scaturire da un giudizio ricevuto ma non richiesto possono essere: tristezza, rabbia, insicurezza e vergogna, senso di inferiorità e molto altro… Anche se non è semplice, l’ideale sarebbe imparare a dare il giusto peso alle opinioni altrui, e ricordarsi che ognuno vale per quello che è, e ha diritto alle proprie fragilità.

Non possiamo evitare che gli altri esprimano giudizi non richiesti, ma d’altra parte possiamo AGIRE SU NOI STESSI, sforzandoci in prima persona a mettere in atto un atteggiamento non giudicante verso gli altri (ricordiamoci che questo non significa non avere opinioni, bensì avere una propria opinione ma non giudicare quelle altrui!), e ascoltare in maniera empatica.

Concludiamo con l’importante concetto di ascolto empatico.

Ascolto empatico

Quando attraversiamo un momento di difficoltà, spesso non abbiamo bisogno di sminuire i nostri problemi o distrarci pensando ad altro, bensì abbiamo semplicemente la necessità di essere ascoltati e sentirci compresi nel profondo; per questo la tristezza non va sempre scacciata via, ma accolta come emozione inevitabile nella vita di ognuno e quindi da attraversare ed elaborare; in questo modo la tristezza non è più dolore fine a se stesso, bensì diventa occasione di crescita ed evoluzione.

Esempio carino di ascolto empatico, dal film Inside Out.

Fonti per approfondire

Studio Di Darwin
Articoli sui neuroni specchio: 1 & 2.