Un terribile recente fatto di cronaca ha fatto emergere nelle ultime settimane il dibattito riguardo ai social network e l’uso che ne viene fatto da bambini e adolescenti.
Vale la pena fermarsi un momento a riflettere: perché alcuni ragazzi si spingono oltre, arrivando anche a compiere gesti estremi?
I social hanno davvero così tanto potere nelle nostre vite?
Cosa possiamo fare per tutelare gli utenti più giovani?
Social Network e adolescenti: le basi neurobiologiche
Perchè siamo tanto attratti dai social?
I contenuti accattivanti di alcune piattaforme stimolano a livello cerebrale la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore che ci fa provare gratificazione immediata, ma ci porta anche a desiderarne sempre di più.
Questo neurotrasmettitore negli adolescenti ha un livello basale molto basso, ma dopo un’azione gratificante tende a alzarsi in maniera rapidissima: questo fa sentire molto bene, ma ovviamente c’è un inghippo! La dopamina si alza molto velocemente, ma altrettanto velocemente si abbassa subito dopo… Quindi si va alla ricerca di un’altra cosa che ci fa sentire nuovamente euforici: è il sistema dopaminergico (lo stesso che entra in gioco per esempio con l’alcol o le droghe), che può portare anche allo sviluppo di una vera e propria dipendenza.
Bisogna poi considerare che l’adolescenza è il periodo di vita in cui iniziamo a sperimentarci, per costruire la nostra identità: la percezione del rischio risulta alterata, motivo per il quale si può arrivare a mettere in atto azioni potenzialmente pericolose.
La realtà online presenta inoltre delle caratteristiche specifiche, che rendono la percezione del rischio ancora più distorta.
Modalità di utilizzo dei social network
Uno studio del 2009 (Shao, 2009) ha osservato l’uso dei social da parte degli adolescenti.
Possiamo distinguere 3 tipologie:
USO PASSIVO:
Utilizza questa modalità chi usufruisce dei contenuti online senza partecipare attivamente; i social aiutano a evitare la noia e sfuggire dalla realtà e dalle responsabilità della “vita reale”.
- Intrattiene ed è disponibile in qualsiasi momento
- Risponde ai bisogni affettivi
- Permette di evadere dalla quotidianità
- Consente la ricerca di varie informazioni
USO PARTECIPATIVO:
Si riferisce a chi interagisce con gli altri utenti o con i contenuti creati da altri.
Avvantaggia i timidi, perché l’ambiente “filtrato” ripara dall’imbarazzo e dagli eventuali rifiuti ricevuti nella vita reale
USO CONTRIBUTIVO:
Riguarda gli utenti che si cimentano nella produzione di contenuti personali.
Risponde particolarmente ai bisogni adolescenziali di sviluppo di una propria identità, di espressione di sé, di ricerca del riconoscimento sociale.
Uno dei compiti evolutivi dell’adolescenza è lo sviluppo della propria identità sociale: l’adolescente si trova quindi a sperimentare se stesso, e internet offre un ambiente vasto e impersonale al riparo dagli imbarazzi della vita di tutti i giorni, avvantaggiando anche i più inibiti socialmente.
Inoltre, durante il periodo dell’adolescenza esplode il bisogno di esprimere sé stessi, di essere riconosciuti socialmente e possibilmente diventare popolari. Internet permette potenzialmente di raggiungere questa popolarità grazie a un pubblico virtuale: online chiunque ha l’opportunità di creare un profilo che incarni il più possibile l’”io ideale”, creando l’immagine di noi che vogliamo condividere con il mondo (spesso imitando le persone già popolari).
Strategie per i genitori
Partiamo da un presupposto: le nuove generazioni sono native digitali, e i social fanno ormai parte integrante del nostro tempo; è davvero poco realistico pensare di escludere del tutti i ragazzi da questo mondo! Quindi niente sensi di colpa, l’importante è imparare a gestirli in maniera moderata e consapevole.
Per quanto riguarda social network e adolescenti, Le linee guida della Società Internazionale dei Pediatri consigliano:
- NO device ai bambini di età inferiore ai 2 anni;
- dai 2 ai 5 anni l’uso dovrebbe limitarsi a non più di 1 ora al giorno;
- dai 6 ai 10 anni, non più di 2 ore al giorno;
- per quanto riguarda i social, ricordiamoci che sono le piattaforme stesse a richiedere al momento dell’iscrizione un limite di età (di solito 13 anni)
Quello che colpisce della vicenda della bambina di Palermo, è che si sia trovata da sola: di certo il controllo totale da parte dei genitori è impossibile, ma è necessario dotare i bambini di strumenti utili per proteggersi, e il genitore deve rappresentare il punto di riferimento da cui cercare eventuale aiuto e rassicurazione.
Per esempio si può impostare un tempo di utilizzo limitato sul device, così come il parental control su alcune applicazioni. È importante che genitori e figli definiscano insieme regole precise riguardo ai tempi e modi di utilizzo dei device (eventualmente anche con un vero e proprio contratto scritto!), e vanno valutate e monitorate attentamente le piattaforme adeguate ad ogni fascia d’età.